Educare l’espressione artistica

Fondamenti epistemologici e prospettive di sviluppo di un insegnamento accademico

Seminario nazionale

 

dove: Dipartimento delle Arti - Bologna, via Barberia 4
Aula Dioniso Fanciullo - Salone Marescotti
quando: 21-22 marzo 2018

 

Comitato scientifico: Michele Caputo, Sandra Costa, Giuseppina La Face Bianconi, Giacomo Manzoli, Maria Teresa Moscato

Con il patrocinio di:
Centro Italiano Ricerca Pedagogica
Società Italiana di Pedagogia

 

 

Pedagogia dell’espressione artistica: un’ipotesi pedagogica aperta

Abbiamo assunto in prima battuta una definizione generale di “espressione artistica” come espressione globale di sé, caratterizzata dall’uso coordinato di una relazione mente/corpo, e/o intelligenza/emozione, naturalmente inseparabile dalla padronanza di tecniche e strategie specifiche. Espressione artistica sarebbe sempre un fare e un pensare inestricabilmente connessi, pur nella varietà ricchissima e nelle forti e oggettive differenze di tutti i settori che la riguardano. In qualche caso essa è, al minimo, una forma di intelligenza emozionale ed emozionata. Ad esempio, nel caso del cinema, la sua fruizione comporta processi di identificazione temporanei di grande rilevanza educativa. La comprensione dello specifico linguaggio e del tessuto narrativo del film, che può essere oggetto di didattica intenzionale, modifica la qualità dell’esperienza di fruizione di un soggetto giovane. Ma c’è un’intelligenza emozionata anche nel semplice ascolto “ingenuo” della musica, e anche in questo caso la conoscenza e comprensione del suo linguaggio modifica l’esperienza di fruizione ed eleva la partecipazione estetica. 
Ciò significa, in concreto, che il tema dell’espressione di sé, pedagogicamente essenziale, non può essere separato da specifiche didattiche relative alle singole abilità perseguite (che si tratti di disegno, o di drammatizzazione, o di strumenti musicali). Ma anche che l’educazione all’espressione in tutti questi campi non può essere separata dell’educazione alla fruizione dell’oggetto artistico, che esso sia il teatro, la musica o la danza o l’arte figurativa, che chiede di essere compreso come oggetto storico e culturale. Vi sarà quindi una educazione che sollecita abilità di drammatizzazione, e in parallelo una educazione al teatro come oggetto culturale di fruizione personale. Vi sarà un’educazione che sviluppa abilità musicali tecnico-pratiche, e in parallelo un’educazione alle competenze di ascolto della musica nella storia e nella cultura. E così per le arti figurative etc. Si tratterà sempre di processi fra loro distinti, ma comunque intersecantisi e interagenti. Osserviamo anche che l’educazione alla fruizione dell’opera d’arte (tema tradizionalmente di interesse dell’educazione “estetica”), determina una competenza che le Indicazioni della Commissione Europea del 2006 riconducono fra le macro-competenze per la cittadinanza europea, giudicandole inseparabili dai profili culturali dinamici di una desiderabile condizione di cittadinanza.
Concettualmente, la pedagogia potrebbe definire e interpretare la "espressione artistica" come attività olistica ed integrale del soggetto, cercando di comprendere il rapporto che in essa si instaura fra le dimensioni emozionali e motivazionali, le abilità/competenze tecniche, e le conoscenze specifiche acquisibili, in particolare nel corso dell'età evolutiva. Per definire principi metodologici trasversali rispetto ai molteplici e specifici settori potenzialmente interessati (arti figurative, musica, teatro/drammatizzazione) sembra necessario prima analizzare le tradizioni educativo/formative già presenti, partendo dai problemi e dalle prassi educative di tipo professionale (la formazione del musicista, dell’attore etc.); in secondo luogo l’esperienza del corso di Pedagogia dell’espressione artistica (attivo a Bologna dal 2015/16) ha mostrato l’importanza di riferirsi (attivando percorsi di auto-riflessività fra docenti e studenti) ai vissuti (rappresentazioni, motivazioni, emozioni) di coloro che, da allievi, ma anche da educatori e/o da insegnanti, si trovano a svolgere attività legate all'espressione artistica. L’auto-riflessività è finalizzata, dal punto di vista formativo, soprattutto allo scopo di orientare gli educatori/animatori al controllo della propria comunicazione.  
Per un altro verso, le strategie proprie degli insegnamenti delle aree artistico/espressive illuminano processi di apprendimento e dinamiche formative che possono rifluire vantaggiosamente nella riflessione pedagogico didattica di tipo scolastico (es. moltissimi recuperi di insuccesso scolastico passano attraverso la proposta di attività laboratoriali, soprattutto di arti figurative, ma anche tecnico-manipolative). Ed è ben noto, nella prassi educativa e rieducativa, il ruolo decisivo di attività espressive come la drammatizzazione e il mimo.
Sembra chiaro inoltre che le attività di cui ci siamo occupati, attività che “liberano” l’espressività personale, siano caratterizzate, oltre che dalla loro dimensione olistica e integrata, anche da una componente ludica globale; da una stimolazione di abilità tecnico-esecutive che si intrecciano alle potenzialità espressive del soggetto; che sono sollecitate sempre da attività didattiche di tipo laboratoriale; e infine che si tratta, in ultima analisi, di conoscenza/abilità sempre interpretanti (non solo interpretative). La dimensione interpretante chiama in causa il pensiero simbolico nella sua globalità, e non solo la sua dimensione razionale/paradigmatica. E’ dunque utile pensare le attività di espressione artistica in rapporto complessivo con il pensiero simbolico e il suo sviluppo, e non solo con riferimento alle dimensioni emozionali dell’esperienza umana. Sotto questo aspetto, una posizione particolare, ma essenziale, è da riconoscersi pedagogicamente alle abilità/competenze di scrittura, perlomeno nella loro dimensione espressiva (prima che artistico letteraria in senso stretto). La didattica di una lingua e della sua letteratura, pur nella piana consapevolezza della dimensiona paradigmatica e argomentativa della competenza linguistica, non dovrebbe ignorare che, accanto agli usi strumentali e funzionali della comunicazione, la parola presenta un potere evocativo ed espressivo che la connette in termini fondamentali al pensiero simbolico e alla sua dimensione creativo-espressiva. La didattica scolastica non dovrebbe ignorare queste dimensioni.
Se dunque mettiamo per il momento fra parentesi i problemi di formazione professionale specifica degli artisti, e pensiamo invece ad universi umani più generali (come tutti i soggetti in età evolutiva che frequentano la scuola, o tutti gli adulti/ anziani destinatari potenziali di attività di animazione socio-culturale) dobbiamo riconoscere che ci si apre innanzi un campo di ricerca, anche applicativa, vasto a articolato, necessariamente multidisciplinare, per quanto sia forte la matrice pedagogica della sua problematica.
Il Seminario che si propone vorrebbe soprattutto dare l’avvio a tale nuovo settore di studi accademici, senza alcuna pretesa di conclusioni definitive. Ci si propone, attraverso il Seminario stesso e le pubblicazioni che ne deriveranno, di suscitare una maggiore consapevolezza pedagogica negli operatori delle diverse aree e di promuovere la formulazione di principii pedagogico-didattici trasversali e interdisciplinari. Siamo anche consapevoli che non appaiono realmente esplorati i rapporti sotterranei fra l’educazione dell’espressione artistica e importanti espressioni/funzioni della persona, come ad esempio la cittadinanza e l’esperienza religiosa.
In sintesi, l’espressione artistica in ogni sua forma può configurarsi come offerta/compito formativo destinato ad ogni persona, in ogni fase della vita, e indipendentemente dei talenti e dalle attitudini specifiche. In questo senso essa si configurerebbe (almeno potenzialmente) come componente dello sviluppo integrale della persona, e l’azione didattico-educativa verrebbe finalizzata all’espressione integrata ed armonica di sé, piuttosto che alla prestazione/esecuzione/performance in senso specifico.

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Dipartimento delle Arti

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